Wednesday, May 1, 2024

Cosa chiedere al medico: all’Istituto di sanità  un corso rivolto ai cittadini per
All’Istituto Superiore di Sanità  ha fatto scuola. Con un corso rivolto ai cittadini per farli diventare “consumatori scientificamente informati” e più consapevoli nel rapporto con i medici, imparando a fare domande giuste per sapere come, con quali rischi o benefici possono o devono sottoporsi a indagini, interventi chirurgici o terapie.

Si è trattato di una serie di domande-tipo da rivolgere agli operatori sanitari in occasione di “offerte” diagnostiche e terapeutiche. “Di solito si fanno tanti esami senza sapere cosa cerca il medico, se la malattia che intende trovare è curabile, se il test è affidabile. Si fanno, a volte, test che servono ai medici e alla ricerca per trovare ammalati da inserire negli studi ma che non danno benefici reali ai pazienti stessi”, precisa Gianfranco Domenighetti, del Centro Collaborazione Oms, docente all’Università  di Losanna.

Le domande sono state rilevate dai risultati della ricerca condotta: “Quasi l’80% delle donne italiane che fa la mammografia crede che il solo fatto di sottoporsi a quest’esame eviti di ammalarsi un giorno di tumore al seno; il 50% delle donne che non hanno più il collo dell’utero continua a fare il pap-test, il che è assurdo…”. spiega l’esperto. Conta, per esempio, chiedere l’incidenza della malattia nella popolazione: “Se è molto rara si può anche decidere di non sottoporsi al test data la probabilità  minima di soffrirne”.

Spesso il medico prescrive una serie di esami inutili e di terapie per le insistenze del paziente che chiede un’overdose di indagini, ma alla base c’è un fatto culturale, aggiunge Luca Carra del Programma nazionale Linee Guida dell’Iss e dell’Agenzia dei servizi sanitari regionali in cui rientra questo corso: “Le tonsillectomie in Italia, per esempio, sono il triplo di quelle necessarie. Con la ricerca Domenighetti sugli interventi chirurgici non urgenti abbiamo verificato che quelli che si fanno fare i medici e i loro familiari sono 1/3 rispetto a quelli delle altre persone, il che vuol dire che se ne potrebbe risparmiare una buona percentuale”.

Un consiglio è anche di ricorrere al secondo parere, sentendo un altro medico: questo di solito fa scendere notevolmente il tasso d’interventi chirurgici. A patto di non riferire subito la prima indicazione terapeutica per evitare una “diplomatica” uniformità  di parere. E Carra precisa: “Se a parità  di diagnosi ci sono due proposte diverse di esami e di terapie conviene seguire la proposta meno interventista”.

Comunque dal 10 marzo il documento con le domande sarà  on line sul sito: www.pnlg.it e su www.partecipasalute.it

Fonte: Repubblica Salute