Friday, March 29, 2024

Dopo le certificazioni, arrivano per l’olio le “dichiarazioni”. Scienziati di tutto il mondo riuniti nelle cittadina spagnola di Jaà©n, hanno redatto il primo documento congiunto internazionale sugli effetti benefici dell’olio d’oliva. La “Dichiarazione di Jaà©n”, dà  conto delle ultime cognizioni scientifiche e dei benefici dell’olio di oliva e riporta in otto punti il consenso raggiunto dai più insigni esperti in oncologia, patologie cardiovascolari, nutrizione e invecchiamento.

In sintesi si afferma che l’olio di oliva riduce i rischi cardiovascolari, è efficace contro altre patologie, aiuta a invecchiare bene e ha effetti positivi sulla longevità . Tuttavia i firmatari sottolineano la necessità  di ulteriori studi poichà© “non esistono ancora ricerche scientifiche e dati cosàì numerosi da far inequivocabilmente affermare che l’olio di oliva è da preferire ad altri oli”, sostiene Francesco Visioli, uno dei redattori italiani della dichiarazione, farmacologo all’Università  di Milano: “In realtà  l’unico olio i cui effetti positivi sulla salute sono in corso di documentazione scientifica è l’extravergine, di buona qualità , dove sono presenti molecole come il potente idrossitirosolo o l’oleuropeina, che svolgono e mantengono una funzione antiossidante. Lo stesso non si può dire del semplice olio d’oliva. Durante il processo di rettificazione infatti, queste molecole vengono distrutte e con loro l’azione antiossidante”.
Non è semplice comunque verificare l’effetto positivo di un singolo alimento o dei suoi composti. E’ necessario infatti estrapolarlo dalla dieta, sperimentarlo in provetta e su cellule in coltura. Le prime, eventuali, reazioni positive in vitro non bastano: bisogna proseguire gli esperimenti direttamente sull’uomo, testando volontari sani e pazienti. “Il nostro team”, prosegue l’esperto, “è stato il primo al mondo a lavorare sull’argomento, pubblicando uno studio sui composti fenolici dell’olio extravergine nel ’94. Nel frattempo altri gruppi, italiani e stranieri, ci hanno affiancato in un percorso che tuttavia rimane in progress”. I risultati disponibili in letteratura portano a suggerire, ma non a dimostrare, il consumo dell’extravergine come grasso alimentare principale.

“Quest’anno”, dice lo studioso, “abbiamo pubblicato sull’European Journal of Nutrition una ricerca su pazienti dislipidemici, in cui dimostriamo le attività  protettive dell’extra vergine, rispetto all’olio d’oliva, su persone con moderata ipertrigliceridemia ed ipercolesterolemia. Nel primo caso alcuni parametri di rischio cardiovascolare hanno subàìto modifiche positive.

Fonte: Repubblica – Salute