Friday, April 26, 2024

Lokomat è un robot che permette a pazienti colpiti da ictus, lesioni traumatiche al cervello e al midollo, sclerosi multipla e Parkinson di riacquistare totalmente o parzialmente l’uso delle gambe.

Ne esistono due inItalia: uno a Torino al Centro traumatologico ortopedico Maria Adelaide, dove è ancora in fase di sperimentazione, e l’altro in Sardegna al centro di cura e riabilitazione Santa Maria Bambina di Oristano. Si tratta di una tecnologia avanzatissima: un supporto che si applica alle gambe, collegato a un computer in grado di fornire informazioni dettagliate sulla forza di torsione isometrica del ginocchio e delle anche, sulla rigidità  delle articolazioni e, in ultima analisi, sui progressi del paziente. Le gambe imparano a compiere di nuovo i movimenti giusti e tutto l’organismo reagisce. “Non si tratta solo di riacquistare l’uso degli arti inferiori”, spiega Giovanni Maria Sanna, direttore del Santa Maria Bambina, “per esempio, un paziente colpito da ictus che ricomincia a camminare, riprende anche a deglutire correttamente e a parlare”. Maria Vittoria Actis, direttore del Maria Adelaide di Torino, precisa: “La macchina non fa miracoli, è possibile utilizzarla solo in caso di lesioni incomplete, se la lesione è totale purtroppo non serve”. Spiega Giovanni Maria Sanna: “Quello che qui conta veramente è una visione olistica del paziente: non curiamo arti, gambe o cervelli ma persone nella loro totalità , con l’obiettivo di fare il possibile per il loro reinserimento nella società ”.

In effetti Lokomat non è il solo motivo di orgoglio del Santa Maria Bambina, unica struttura convenzionata in Sardegna per il recupero delle gravi disabilità  e per la riabilitazione post coma, ma fa parte di un complesso di mezzi riabilitativi moderni: dai laboratori polispecialistici, alle palestre con attrezzi computerizzati in grado di fornire programmi di lavoro personalizzati, come stanza isotonica, anche questa unica nell’isola, per la terapia di rinforzo e di potenziamento degli arti, o il laboratorio per il controllo del movimento dove il paziente cammina e delle telecamere a infrarossi riportano sul computer i dettagli dei suoi progressi.

C’è un’à©quipe di 150 persone altamente specializzata che assiste gli attuali 60 degenti (Sanna denuncia una carenze di posti letto). Ma qui si fa anche arte e musico-terapia. Di questo si occupano Mauro Sarti e Daniele Sanna: registrano, tra l’altro, i suoni che riempivano la vita dei degenti prima del trauma e glieli ripropongono con l’aiuto dei parenti. Il reinserimento sociale del paziente è l’ultima fase del processo riabilitativo. Per questo al Santa Maria Bambina si sta ristrutturando il borgo circostante dove nasceranno delle abitazioni per continuare la terapia in un ambiente più familiare. E per questo dal Centro è partito il progetto del Primo polo italiano della riabilitazione, (Progetto di riabilitazione globale): iniziativa no-profit con la partecipazione di Asl, università  e banche locali.

Fonte: Repubblica – Salute