Thursday, April 25, 2024

Gli anziani oggi formano il più importante gruppo di utenti dei servizi medici e sociali e lo saranno ancora di più con il passare degli anni. Per queste ragioni la geriatria deve avere il suo giusto ruolo nel curriculum degli studi di un medico e del personale paramedico. Dal punto di vista epidemiologico l’incremento degli ultra sessantacinquenni (dal 1990 al 2030) sarà  di circa il 180% nei Paesi in via di sviluppo, mentre nei paesi industrializzati del 76%, perchà© in questi ultimi sono già  percentualmente più numerosi. La Svezia è attualmente il paese sviluppato più vecchio del mondo. Nell’ambito dell’Unione Europea l’Italia insieme a Germania e Regno Unito è uno dei paesi più vecchi. Per quanto riguarda i problemi di casa nostra, l’Italia che nei primi 80 anni del secolo scorso si era mantenuta su un livello di 15-17 milioni di popolazione con meno di 20 anni, dovrebbe nel corso dei prossimi anni registrare un forte decremento che la porterebbe ad attestarsi intorno al 2020 su poco meno di 9 milioni. Al contrario gli ultra sessantacinquenni che nel 1950 ammontavano a poco meno di 6 milioni, nel 1990 sono raddoppiati e secondo le stime delle Nazioni Unite nel 2020 dovrebbero raggiungere la considerevole cifra di 16 milioni pari al 29-30% della popolazione totale. Siamo quindi una popolazione che invecchia.

Dall’analisi di altri dati si è visto (indagine Istat del 2000) che gli anziani ultra sessantacinquenni rappresentano oltre il 75% dei disabili totali in Italia. Si può dedurre che andiamo: verso un aumento inesorabile del numero degli anziani e centenari; verso una femminilizzazione della vecchiaia (dovuta alla maggiore longevità  delle donne); verso una riduzione delle nascite per contrazione della fascia di popolazione in età  fertile; verso l’estensione del periodo di morbilità  (aumento del periodo di vita con esposizione a malattie acute e croniche). I dati fanno scaturire la necessità  di interventi a favore degli anziani che dovranno essere molteplici. Tra questi interventi uno di quelli che assume una importanza sempre maggiore è la creazione delle R. S. A. (Residenze Sanitarie Assistenziali), strutture destinate all’assistenza a lungo termine dell’anziano, dei malati cronici, dei disabili.

Il numero dei residenti in Rsa in questi ultimi anni è notevolmente aumentato; attualmente gli ospiti delle Rsa nel mondo industrializzato possono essere divisi in due gruppi: un gruppo relativamente esiguo per entità , necessitante di degenze più brevi finalizzate ad accogliere pazienti anziani provenienti direttamente dagli ospedali con bisogni riabilitativi o in fase terminale; un altro gruppo decisamente maggiore che necessita di cure a lungo termine a causa di limitazioni fisiche e cognitive.

Circa i due terzi di tutti gli ospiti delle Rsa presentano gravi problemi di memoria, di orientamento, di comportamento e soluzione dei problemi legati alla vita quotidiana. La consapevolezza di tutto ciò permette di progredire e crescere costantemente sul piano umano e professionale. Solo cosàì potranno essere più facilmente affrontate le problematiche della gestione del paziente geriatrico in Rsa. Bisognerà  acquisire una forte sensibilità  per le tematiche della terza età . La prospettiva di una vita più lunga è molto confortante, ma il cammino da fare, perchà© sia anche meno angosciosa, meno dolorosa e meno triste, è ancora lungo: non basta aggiungere anni alla vita, l’ambizione è di aggiungere vita agli anni. L’esigenza di mettere le persone anziane al centro di ogni programmazione e di ogni intervento è sia civile che etica. Una recente indagine effettuata su di un campione di 800 anziani ha evidenziato che oltre il 66% degli intervistati considerava la salute il problema più grave connesso all’età , una preferenza 3 volte superiore alla motivazione solitudine e 10 volte superiore alla motivazione poco denaro. Oltre l’86% affermava, inoltre, di voler vivere dignitosamente in un ambiente dove non sentirsi abbandonato, dove poter incontrarsi con gli altri, dove sentirsi protetti. E se viene naturale pensare che questo desiderio si identifichi con la casa è anche normale purtroppo pensare che non tutti gli anziani posseggono o possono più stare in una casa, per i più svariati motivi. E’ a questo punto che entrano in ballo fortunatamente le Rsa, che certamente non potranno mai sostituire la casa, ma che indubbiamente rappresentano una grossa ancora di salvezza per molti anziani. E proprio perchà© rappresentano spesso una necessaria e insostituibile ancora di salvezza si dovrà  creare nelle Rsa un habitat il più idoneo possibile ed un ambiente dignitoso e gradevole che possa influire positivamente sulla qualità  di vita dell’ospite. La Rsa dovrà  inserirsi nel tessuto socio ambientale di riferimento dell’ospite, per mantenere quel cordone ombelicale che lo lega ancora all’ambiente esterno, motivo indispensabile per evitare lo spettro della solitudine, con tutte le nefaste conseguenze che ne derivano.

Fonte: Sesto Potere