Saturday, April 20, 2024

Sono stati precisati alcuni dettagli del più grande studio europeo sulla base genetica della longevità , il progetto “Geha” che coinvolgerà  nei prossimi 5 anni 2.800 coppie di persone ‘over 90′ ma in buona salute, in 13 Paesi (11 europei più Israele e Cina). Altri soggetti da esaminare porteranno a 8.400 i soggetti coinvolti.

Del progetto, reso noto nel marzo scorso e partito in maggio, si è parlato in un convegno organizzato da Aster, il consorzio tecnologico della Regione Emilia-Romagna che da quest’anno gestisce uno sportello sui finanziamenti europei alla ricerca, e dall’ Università  di Bologna. Il budget del progetto Geha è di 8,6 milioni di euro (7,2 dei quali finanziati dall’ Ue) e vi partecipano 26 partner, tra centri di ricerca pubblici, Atenei, ospedali, fondazioni e aziende, per un totale di 130 ricercatori nei 13 Paesi.

Coordinatore del progetto è Claudio Franceschi, direttore del centro interdipartimentale “Galvani” per studi integrati di bioinformatica, biofisica e biocomplessità  (partner capofila del progetto) e professore del dipartimento di patologia sperimentale dell’ Università  di Bologna, oltre che direttore scientifico dell’ Istituto Nazionale di Ricovero e Cura per Anziani di Ancona. Il nome del progetto, Geha, è la sigla di ‘Genetics of healthy aging’, ovvero genetica dell’invecchiamento in salute.

Incrociando i dati ottenuti per ciascuna coppia con quelli di tutte le altre sarà  possibile la più estesa analisi sulla genetica dell’ invecchiamento mai realizzata: finora, si è detto al convegno, non sono mai stati studiati campioni superiori alle 200 coppie di anziani. “Per studi come questo non si può rimanere sotto la soglia delle 1.000 coppie – afferma Franceschi – è la complessità  di un fenomeno come la correlazione tra patrimonio genetico e invecchiamento ad imporcelo. Un numero di coppie inferiore non offrirebbe informazioni statisticamente significative”. Oltre all’ idea del progetto Geha, a Franceschi si deve anche la “Banca italiana biologica dei centenari”, che conserva cellule, sangue e plasma e relative informazioni scientifiche di soggetti italiani.

Fonte: Ansa