Thursday, April 25, 2024

Diagnosi precoce e continuità  della cura possono evitare la cecità  conseguente al glaucoma. Due semplici regole disattese. In Italia il glaucoma ad angolo aperto caratteristico degli over 60 causato da aumenti della pressione endoculare, è sottotrattato e sottodiagnosticato. Cinquecentomila i pazienti in cura dei quali solo la metà  “ben curato”, 300 mila quelli non trattati. Meno del 50% delle persone con glaucoma arriva ad una diagnosi. Nonostante la patologia rappresenti la terza causa di cecità  e il ricorso alla chirurgia negli ultimi anni si sia dimezzato grazie all’introduzione delle prostaglandine che, insieme ai più datati betabloccanti, sono in grado di rallentare la malattia, manca una sufficiente consapevolezza generale sulla sua diffusione e pericolosità .

Cosàì al “Glaucoma Cascade Meeting” evento inserito nel programma internazionale organizzato sull’argomento da Pfizer-Pharmacea, gli oculisti lanciano l’allarme e dibattono su come gestire il paziente e indurre la gente a fare prevenzione. “Basta una visita oculistica completa – misurazione della pressione dell’occhio, campo visivo e misurazione dello spessore corneale -, sapere se c’è un parente glaucomatoso o una miopia per accertare l’esordio della malattia e iniziare la cura che consiste nel ridurre la pressione endoculare”, dice il professor Roberto Carassa del San Raffaele di Milano.

Purtroppo il glaucoma è asintomatico “inoltre”, osserva il professor Stefano Miglior del Policlinico di Monza, “l’occhio si adatta molto bene, quando il paziente si accorge di non vedere è troppo tardi”. Un’indagine della Glaucoma Research Foundation rivela che oltre il 40% dei pazienti non capisce che il glaucoma porta a cecità . Scarsa è l’adesione ai controlli e alle cure che sono spesso discontinue.

Fonte: Repubblica – Salute