Saturday, May 11, 2024

Ogni anno in Lombardia sono circa 3.300 gli anziani che scoprono di aver contratto il morbo di Alzheimer (500 solo a Milano), andando a ingrossare le fila degli oltre 115mila ultrassessantenni della regione (30 mila solo nel capoluogo) costretti a convivere con una patologia neurodegenerativa.

A partire da questo dato di fatto, medici, esperti, volontari e rappresentanti delle istituzioni si sono confrontate a Palazzo Marino, sede del Comune di Milano, in un convegno dedicato ai problemi dell’invecchiamento della popolazione. “Politiche di sostegno alle famiglie, come quelle adottate da tempo in Francia e Germania – ha ammonito Luigi Campiglio, prorettore dell’Università Cattolica – assieme a reti di sostegno pubbliche e private potrebbero concorrere a determinare un clima di minore incertezza nel Paese legato all’invecchiamento della popolazione e alla caduta del risparmio delle famiglie”.

La crisi economica ed i provvedimenti di regolarizzazione delle badanti hanno reso più complicata la gestione dei malati cronici da parte delle famiglie e prova ne è la ripresa delle liste di attesa presso le strutture di lungodegenza. Per questo, dato che per le malattie neurodegenerative non ci sono possibilità di cura efficaci, è importante che l’anziano si trovi nel giusto ambiente della sua abitazione, tra l’affetto e le cure della famiglia.

Dal canto suo l’assessore lombardo alla Famiglia, Guido Boscagli ha ricordato che negli ultimi 15 anni la Regione ha realizzato 79 nuclei Alzheimer che hanno assistito 1.600 anziani. “Oggi però è prioritaria – ha riconosciuto l’assessore – una visione oltre le mura su quel continuum, che va dalla diagnosi alla fase terminale della malattia che deve coinvolgere le risorse territoriali, prima fra tutte la famiglia. Le famiglie, infatti, rappresentano la risorsa principale nella cura e accompagnamento dell’anziano malato di Alzheimer, e non devo essere lasciate sole nel sostenere questo compito. Per questo Regione Lombardia sta realizzando un percorso di rafforzamento delle cure domiciliari per permettere all’anziano di rimanere nella propria casa, tra l’affetto delle persone a lui care”.

Secondo un’indagine Ipsos già oggi i servizi di assistenza domiciliare ottengono una valutazione positiva più elevata tra i cittadini lombardi (76%) rispetto a quella degli italiani (68%), mentre quello degli over 65 è sostanzialmente allineato (80% contro 79%). In generale, riguardo ai servizi agli anziani, ai servizi ospedalieri e al pronto soccorso, si registra una percezione di miglioramento più elevata in Lombardia rispetto alle altre regioni italiane, soprattutto presso la popolazione ultra-sessantacinquenne”.

Fonte: http://www.newnotizie.it